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Affitti brevi: oltre 3 unità è impresa

Oltre le tre unità usate per affitti brevi è attività d’impresa. Ciò comporta l’addio alla cedolare secca e i conseguenti obblighi di tipo contabile e fiscale. È quanto prevede l’emendamento approvato questa notte dalla Commissione bilancio del Senato al Decreto Agosto.

Ma le polemiche fioccano. Il primo secco no arriva da Confedilizia. In una nota a firma del presidente Giorgio Spaziani Testa si invita a legiferare in merito. Se l’intento è quello di rendere più chiare le norme “le si trasferisca in un testo di legge – scrive infatti – altrimenti il risultato di una norma mal calibrata sarà quello di sempre: alimentare elusioni e sommerso, in questo caso in un comparto, quello degli affitti brevi, che non riguarda solo i turisti, ma anche lavoratori, studenti, parenti di persone ricoverate. È questo che si vuole?”.

La norma “è dettata da buone intenzioni – continua il numero 1 di Confedilizia – si vuole evitare che l’attività di locazione breve venga snaturata e che ‘chi compra un condominio’ abbia lo stesso trattamento di un piccolo proprietario. La nostra opinione è che non vi sia bisogno di una norma. Sono le regole generali del codice civile e del diritto tributario ad indicare quando un’attività debba considerarsi imprenditoriale, e l’amministrazione finanziaria le applica da decenni, con tutti gli strumenti per sanzionare chi ‘sgarra’”.

“Siamo sicuri che sia questa l’urgenza nel comparto degli affitti brevi, tanto da modificare in piena notte un decreto-legge ‘per il sostegno e il rilancio dell’economia’? – conclude Spaziani Testa – A noi sembra, invece, che l’urgenza sia quella di dare un aiuto a proprietari senza redditi per mancanza di inquilini e ai quali non è stato risparmiato neppure l’obbligo di pagare la patrimoniale Imu”.